Corte di Cassazione: Cancellare Notizie da Google con il Diritto all’Oblio

8 Marzo 2021
Cancelliamo i Dati Indesiderati
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Per molti essere presente sui motori di ricerca, oggi, è una necessità. Ma sempre più spesso ci si chiede anche come cancellare una pagina da Google. Esiste, infatti, una pratica, considerata vitale per proteggere le istanze dell’interessato: la deindicizzazione della pagina web a cura del motore di ricerca. Infatti, nei casi in cui la pagina web ospita notizie di cronaca e, quindi, la persona interessata vuole tutelare la propria reputazione attraverso la cancellazione di notizie dai motori di ricerca, la deindicizzazione permetterebbe di bilanciare il diritto alla riservatezza e all’eliminazione dei dati con il diritto di cronaca, senza obbligare un organo d’informazione a dover cancellare parte dei propri archivi digitali. E non solo: il diritto all’oblio, ad esempio, hanno fatto scuola su questo tema. Parliamo del tema della richiesta di rimozione di risultati di ricerca ai sensi della legislazione europea a cui si appellano i richiedenti di cancellazione dei risultati di ricerca Google (eliminare notizie da Google, cancellare il proprio nome dai risultati di ricerca, togliere un sito dalle ricerche Google).
Di recente, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di una casa editrice ma, allo stesso tempo, ha effettuato una ricostruzione storica e giuridica dell’evoluzione del diritto alla riservatezza e del diritto all’oblio, evidenziando l’importanza del tempo nel bilanciare questi due diritti. Infatti, il diritto all’oblio è legato ad uno scopo preciso: far sì che le informazioni su un soggetto, seppur pubblicate in modo legittimo, non rimangano a disposizione della collettività per sempre, mettendo a rischio la reputazione della persona coinvolta, con il rischio di rimanere intrappolato nella vicenda, che continuamente viene rievocata e tirata fuori. Pertanto, il diritto all’oblio dovrà prevalere quando la notizia relativa a fatti commessi in passato non restituisce un’immagine adeguata della persona nel tempo attuale. E, a tal proposito, la Corte ha messo in evidenza che il diritto all’oblio potrà essere soddisfatto se finalizzato a “porre nel dimenticatoio situazioni che, rese pubbliche nel passato, ove riproposte al pubblico deformerebbero i caratteri dell’individuo”. Per il caso in questione, però, si è rilevata l’impossibilità all’eliminazione materiale dei contenuti presenti nell’ archivio digitale; pertanto, l’unica strada da percorrere per poter trovare un’adeguata soluzione al problema è lavorare sulla modalità di permanenza di queste informazioni nella rete.
Da questa prospettiva, la richiesta del soggetto interessato si trasforma in un’istanza finalizzata alla limitazione dell’accesso generalizzato ed indiscriminato alla notizia che lo coinvolgeva, permesso a tutti gli utenti del Web, grazie alla pratica dell’indicizzazione, che fa uso del “search engine” ed include nel proprio database i contenuti di un sito web, riprodotto poi all’interno del motore di ricerca stesso. Il precedente caso di giurisprudenza che si lega a questo è sicuramente quello della controversia tra Corneja e Google Spain SL e Google Inc. del 13 maggio 2014. Tuttavia, la pratica della deindicizzazione non potrà essere messa in atto se subentrano ragioni particolari, quale la funzione ricoperta dall’interessato nella vita pubblica. In questo caso, dunque, non sempre sembra possibile cancellare articoli di giornale da Google. Così, in base alle decisioni prese dai giudici europei, la Cassazione conclude basandosi proprio sulle pronunce della Corte di Giustizia, per individuare il giusto bilanciamento tra il diritto all’oblio e la libertà di espressione. Pertanto, la Corte ha accolto il ricorso e ha abolito la sentenza del Tribunale di Pescara a causa della mancata applicazione, nel proprio giudizio di bilanciamento tra diritti, della possibilità di realizzare la deindicizzazione della notizia dai motori di ricerca come metodo adeguato perla cancellazione della notizia dall’archivio online dell’editore. In conclusione, il diritto all’oblio sembra essere sempre più legato alla responsabilizzazione del search engine e del gestore dei servizi internet a vantaggio dei singoli utenti del web, sia in veste di operatori della comunicazione sia come protagonisti delle notizie stesse.