La rimozione di link dalle ricerche Google nella nuova procedura web

1 Gennaio 2022
Cancelliamo i Dati Indesiderati
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Sono cambiate le procedure web per la rimozione di link dalle ricerche Google: ora, quindi, si potrà contrastare la “memoria sterminata” rappresentata da internet e da motori di ricerca come Google tramite il diritto all’oblio, ma in maniera leggermente diversa e con criteri leggermente modificati rispetto a quelli adottati finora. Soprattutto per chi è coinvolto da fatti di cronaca e sentenze legali, infatti, la gogna mediatica può essere parecchio pesante e spesso l’interesse pubblico non tiene conto del diritto alla riservatezza del singolo. È per questo interessante vedere come cambia il diritto all’oblio con le recenti riforme. Anche a distanza di tempo dai fatti riportati, spesso il nome, la foto o altri dettagli personali su un utente possono continuare ad essere reperibili online e collegati ad un evento ormai eccessivo, inadeguato, irrilevante, non aggiornato o offensivo.
Esercitare il diritto all’oblio: richiesta di deindicizzazione a Google
Con l’avvento di Internet e dei motori di ricerca, non è più possibile come un tempo affidarsi al passare del tempo e sperare che dopo un po’ una notizia non sia più di pubblico interesse. Qualsiasi contenuto, infatti, rimane a portata dell’utente a patto che vengano effettuate le ricerche giuste; dunque, l’unico modo per non renderle più facilmente raggiungibili dall’utente tramite il motore di ricerca è effettuare una richiesta di deindicizzazione al gestore del motore di ricerca, primo fra tutti Google. In questo modo, la notizia non viene eliminato del tutto dal sito web di origine, garantendo quindi il rispetto del diritto di cronaca e di informazione, ma la reputazione del diretto interessato viene comunque risollevata in quanto, cercando il suo nome su Google, non appariranno più tra i risultati di ricerca i link indesiderati.
Le nuove procedure web per esercitare il diritto all’oblio su Google
Il diritto all’oblio è da sempre un argomento particolarmente delicato e non sempre facile da interpretare e applicare in senso pratico. A chiarire alcuni dubbi e a precisare alcune situazioni prima di allora ambigue è stata la recente Legge Cartabia, con cui, tra le altre finalità, si è cercato di accelerare i tempi di svolgimento dei processi penali e di tutelare maggiormente le vittime dei reati o di ingiuste diffamazioni oltre la ragionevole durata del giudizio di impugnazione. Ora, infatti, il diritto all’oblio scatta dopo l’archiviazione, l’assoluzione o il non luogo a procedere e un utente non deve più sottostare più a lungo del necessario alla tanto temuta “gogna mediatica” che, con i motori di ricerca moderni, è così facile creare e diffondere in un attimo. Inoltre, per esercitare il diritto all’oblio su Google, le nuove procedure web prevedono che, per essere considerata non più di interesse o attuale, devono essere trascorsi almeno due anni dalla pubblicazione della notizia ed essa deve essere considerata completamente conclusa (come visto sopra ad esempio, con una sentenza di archiviazione, assoluzione o non luogo a procedere).