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Cancellare notizie di riciclaggio da Google, leggi questo provvedimento del Garante

Cancellare notizie di riciclaggio da Google, leggi questo provvedimento del Garante

By miriamp

Cyber Lex
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Tra le tipologie di notizie che Google trova coinvolte nelle richieste di rimozione effettuate dai suoi utenti, troviamo anche una particolare categoria di contenuti, che sono le notizie di riciclaggio. Queste notizie, come tutti gli altri articoli riguardanti reati o processi penali, spesso vanno ad intaccare la reputazione dell’individuo coinvolto anche oltre le misure stabilite dalla legge, perché spesso non si riesce a controllare la portata e la diffusione delle informazioni sul web da parte degli altri utenti e quindi si rischia di sfociare in danni all’immagine superflui ed eccessivi. Se ciò dovesse accadere, un utente può richiedere prima a Google (e, in caso, poi anche al Garante della Privacy) di rimuovere tali risultati di ricerca, se appaiono in risposta alla ricerca effettuata su Google col proprio nome e se non rispettano le normative GDPR attualmente in vigore. Vediamo un recente provvedimento del Garante a tal proposito, in cui si può vedere come cancellare notizie di riciclaggio da Google.

Il caso: provvedimento del Garante del 2 luglio 2020

Il caso che prendiamo in esame oggi per analizzare un esempio di richiesta di rimozione contenuti riguardo un procedimento penale è quello del Provvedimento del Garante del 2 luglio 2020. Tale provvedimento ha coinvolto la sig.ra XX contro Google, in quanto la signora aveva richiesto a Google in aprile di cancellare i risultati di ricerca che apparivano in risposta al proprio nome e che rimandavano ad una vicenda giudiziaria del 2012, in cui era stata coinvolta in un procedimento penale per riciclaggio, conclusosi nel 2015 con decreto di archiviazione. La signora coinvolta, dunque, richiedeva a Google la rimozione dei link in quanto riportavano fatti ormai obsoleti, anacronistici, risalenti a 8 anni prima e continuava a ledere senza alcun motivo la sua persona e la sua reputazione. La risposta di Google però è stata quella di accettare la richiesta di deindicizzazione solo per alcuni URL, bloccandoli su tutte le versioni europee, mentre per altri elenchi ha rifiutato la richiesta in quanto riportavano fatti diversi dall’archiviazione, quali le dichiarazioni dell’interessata sulla detenzione domiciliare del marito o il ruolo dell’interessata nella gestione della biblioteca di un senatore.

Le notizie riguardo i reati non vengono rimosse se persiste l’interesse pubblico

Vedendo la richiesta non pienamente accolta da Google, la signora coinvolta si è rivolta al Garante della Privacy per tentare di ricevere una risposta diversa. Tuttavia, il Garante ha confermato la decisione di Google di rimuovere solo i contenuti per cui era stato concluso il procedimento penale con una sentenza di archiviazione. Per gli altri contenuti, invece, non sussiste il diritto all’oblio in quanto le notizie sono più recenti (risalenti a periodi che vanno dal 2016 al 2018), quindi non sussiste il parametro del tempo; inoltre, il reclamante svolgeva un ruolo pubblico, esposto tra l’altro ad un alto livello mediato; infine, la natura giornalistica dei contenuti in questione impediva ancor più la rimozione delle notizie, in quanto si trattava di articoli di rilevanza nazionale.

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