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Eliminare notizie da Google: recenti provvedimenti del Garante

Eliminare notizie da Google: recenti provvedimenti del Garante

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
Cancelliamo i Dati Indesiderati
Tel. 06 39754846

Nell’era digitale in cui viviamo, la gestione e la protezione delle informazioni personali sono diventate questioni di primaria importanza. Con l’avvento di Internet e dei motori di ricerca, le informazioni sulle persone possono essere facilmente accessibili a livello globale, creando sfide significative per la privacy individuale.

Tuttavia, con l’introduzione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea, è stato istituito il concetto di “diritto all’oblio”, che mira a garantire un controllo maggiore sulla divulgazione ed eliminare notizie da Google.

Il diritto all’oblio: una panoramica

Il diritto all’oblio, sancito dall’articolo 17 del GDPR, conferisce alle persone il diritto di richiedere la cancellazione o la deindicizzazione di informazioni personali che non sono più rilevanti o accurate. Questo diritto si basa sul concetto che gli individui dovrebbero avere il controllo delle proprie informazioni personali e che tali informazioni dovrebbero essere rimosse quando non sono più necessarie o sono divenute obsolete.

Secondo il GDPR, il diritto all’oblio può essere esercitato in diverse situazioni, come ad esempio quando le informazioni personali sono state raccolte in modo illegale, quando non sono più necessarie per gli scopi originali per i quali sono state raccolte o quando l’interessato revocare il consenso al trattamento dei propri dati personali. È importante sottolineare che il diritto all’oblio non è assoluto e deve essere bilanciato con altri diritti, come la libertà di espressione e l’interesse pubblico.

La tutela della privacy online

La privacy online è diventata un’importante preoccupazione per molte persone. Le informazioni personali che circolano sulla rete possono essere raccolte, elaborate e utilizzate da terze parti senza il consenso degli interessati. Questo solleva problemi di sicurezza e può portare a conseguenze indesiderate, come il furto di identità o il cyberbullismo.

Il GDPR è stato introdotto proprio per affrontare tali problemi e garantire una maggiore protezione dei dati personali online. Il regolamento che le aziende e le organizzazioni devono adottare nell’Unione Europea devono adottare misure adeguate per proteggere i dati personali degli utenti e rispettare i loro diritti. Ciò include l’obbligo di informare gli utenti sulle finalità del trattamento dei dati, di ottenere il loro consenso e di adottare misure di sicurezza adeguate per proteggere le informazioni personali.

Presentare un reclamo al Garante Privacy

Se un individuo ritiene che i propri diritti di privacy siano stati violati, può presentare un reclamo al Garante Privacy competente. Il Garante Privacy è un’autorità indipendente che sovrintende all’applicazione delle leggi sulla protezione dei dati personali e sulla privacy. Per presentare un reclamo, l’interessato deve fornire dettagli specifici sulla violazione della privacy, comprese le informazioni sull’azienda o sull’organizzazione coinvolta e le circostanze della violazione.

È inoltre consigliabile allegare qualsiasi prova o documento rilevante che possa supportare il reclamo. Una volta ricevuto il reclamo, il Garante Privacy avvierà un’indagine per valutare la sua validità e determinare se siano state effettivamente violate le norme sulla protezione dei dati. Il Garante può richiedere ulteriori informazioni o prove per completare l’indagine e prendere una decisione.

In caso di violazione accertata possono essere applicate sanzioni o richieste di correttive all’azienda o all’organizzazione responsabile. Dunque, il diritto all’oblio e la tutela della privacy online sono questioni sempre più rilevanti nell’era digitale. Il GDPR ha introdotto disposizioni specifiche per garantire un maggiore controllo sulle informazioni personali e per proteggere la privacy degli individui.

Attraverso il diritto all’oblio, le persone possono richiedere la rimozione di informazioni personali obsolete o non rilevanti. Inoltre, se si ritiene che i propri diritti di privacy siano stati violati, è possibile presentare un reclamo al Garante Privacy competente per avviare un’indagine e richiedere l’applicazione delle norme sulla protezione dei dati.

Alcuni provvedimenti del Garante Privacy: la cancellazione delle informazioni psichiatriche da Google

Nel provvedimento de quo, l’interessato ha evidenziato il pregiudizio continuativo derivante dalla persistente presenza online di tali contenuti, sostenendo che l’interesse pubblico a conoscerli non sia più valido, considerando il tempo trascorso dalla conclusione del caso e gli esiti delle indagini. Inoltre, ha affermato di essersi rivolto al gestore del motore di ricerca poiché gli URL soggetti alla richiesta di rimozione erano collegati a “blog o riviste online di cui non è stato possibile individuare il responsabile dei dati”.

Secondo Google, il reclamo è infondato in quanto il reclamante fa riferimento a un articolo pubblicato nel 2020 il quale riporta che lo stesso dopo la sentenza emessa dal Tribunale nel 2012, avrebbe commesso ripetute violazioni delle misure di libertà vigilata. Di conseguenza, nel 2020, è stato sottoposto alla misura di sicurezza del ricovero in una REMS in considerazione del suo presunto pericolo per la società. 

Secondo il Garante il reclamo risulta essere fondato in quanto anche le relazioni redatte dal Dipartimento di salute mentale dell’Asl evidenziano la gravità delle condizioni psicologiche del reclamante. Pertanto, è fondamentale garantire una tutela della privacy il più stringente possibile, tenendo conto di tali circostanze.

Provvedimento del Garante: vicenda giudiziaria obsoleta

Nel presente provvedimento, la richiesta  riguarda la rimozione di determinati URL dai risultati di ricerca associati al proprio nome, poiché tali contenuti riguardano una vicenda giudiziaria che si è conclusa da tempo. L’interessato ritiene che non esista più un interesse pubblico attuale nei confronti di tali informazioni, considerando che non ricopre alcun ruolo pubblico.

L’interessato, quindi, ha esposto il proprio disagio per la continua disponibilità di informazioni datate che non riflettono più la sua attuale identità personale. Inoltre, ha sottolineato che la pena che gli è stata inflitta in relazione a tali informazioni è stata completamente scontata. Per il garante, nonostante le opposizioni di Google e di altri motori di ricerca, i contenuti sono sì associati a fatti gravi, ma risalgono a un periodo ormai distante.

L’interessato, che non ricopre alcun ruolo pubblico, ha completato la sua pena in relazione a tali fatti. Alcuni dei contenuti presenti online, in particolare interviste che l’interessato ha rilasciato in passato, evidenziano un percorso di riabilitazione, anche a livello interiore, che sembra essere coerente con l’obiettivo rieducativo che la pena dovrebbe mirare, come previsto dall’articolo 27 della Costituzione.

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