Cancellare notizie da internet, una recente sentenza di Cassazione

3 Agosto 2023
Cancelliamo i Dati Indesiderati
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Al giorno d’oggi la quantità di informazioni personali disponibili online è cresciuta in maniera esponenziale. Siffatto fenomeno ha sollevato questioni importanti riguardo sia alla privacy che alla gestione dei dati personali in rete, si pensi ai social, ormai sempre più usati anche dai giovanissimi, o i motori di ricerca come Google. In risposta a questa sfida, è emerso già da un decennio, per essere precisi nel 2014, il concetto di diritto all’oblio.
Si tratta di un principio legale che cerca di bilanciare il diritto alla privacy del singolo individuo con il diritto alla libertà di espressione e all’accesso alle informazioni della collettività, definita, dalla stessa normativa di settore come interesse storiografico. Qualora il diritto all’oblio venga riconosciuto, l’utente si vede riconosciuta la possibilità di cancellare notizie da Internet.
Le normative sul diritto all’oblio: dalla sentenza Costeja al Regolamento sulla protezione dei dati personali
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha reso diverse sentenze cruciali riguardo al diritto all’oblio. Nel celebre caso “Google Spain vs. AEPD and Mario Costeja González”, la corte ha stabilito che i motori di ricerca sono responsabili della rimozione di link a informazioni personali sensibili, a meno che vi siano ragioni valide per mantenere tali link.
Le normative che riguardano il diritto all’oblio variano a livello mondiale. In primo luogo vi è il Regolamento sulla protezione dei dati personali, anche detto GDPR varato dall’Unione Europea nel 2018. Questo è uno dei quadri normativi più noti e influenti riguardanti la privacy e la protezione dei dati.
In particolare, l’articolo 17 del GDPR riconosce proprio il diritto di cui si sta parlando in questo articolo, il diritto ad ottenere la cancellazione dei propri dati personali. invero, l’art. 17 afferma che gli individui hanno il diritto di chiedere la rimozione dei dati personali quando questi non sono più necessari per gli scopi per cui sono stati raccolti o quando viene revocato il consenso.
I recenti provvedimenti della giurisprudenza di Cassazione sul diritto all’oblio: il caso di Yahoo
In particolare, in questo articolo si voglia fare riferimento ad una decisione datata 25 febbraio 2016, in cui l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali adottò una misura nei confronti del noto motore di ricerca Yahoo.
La misura fu presa in risposta a una richiesta avanzata da un individuo privato che intendeva esercitare il suo diritto all’oblio. Tale diritto implica la richiesta di eliminare dalla sfera pubblica online i dati personali e qualsiasi menzione di avvenimenti di cronaca che coinvolgono l’individuo, i quali non sono più ritenuti attuali. In questo caso specifico, l’interesse pubblico verso tali informazioni era venuto meno nel tempo.
In modo specifico, l’Autorità Garante per la privacy richiedeva al motore di ricerca di “prendere le misure necessarie per eliminare definitivamente gli URL menzionati nella petizione. Questo includeva anche la rimozione delle copie cache delle pagine accessibili tramite tali URL, entro un periodo di trenta giorni dalla ricezione del presente provvedimento“.
In effetti, la richiesta non si limitava semplicemente a deindicizzare i contenuti, ma a eliminare gli URL correlati alla persona interessata. Quando si effettua solo la deindicizzazione di un contenuto, la pagina viene esclusa dai risultati di ricerca, ma rimane comunque accessibile attraverso il codice sorgente. D’altra parte, con l’eliminazione della pagina, questa diventa irraggiungibile in qualsiasi modo.
E, dunque, proprio in seguito alla decisione adottata dall’Autorità Garante, Yahoo ha presentato un ricorso presso la Corte di Cassazione. Nel ricorso, l’azienda contestava la richiesta di cancellazione dei dati legati all’individuo, sostenendo che tale richiesta fosse eccessiva. Nel contesto del ricorso, Yahoo ha anche sollevato l’importanza di un bilanciamento tra l’interesse personale dell’individuo coinvolto e l’interesse della collettività a essere informata.
Il parere della Corte di Cassazione sulla vicenda
Invero, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno annullato la decisione dell’Autorità Garante, sottolineando che è sempre necessario effettuare il bilanciamento tra gli interessi individuali e quelli della società nel suo insieme. L’approccio adottato dalla Corte di Cassazione nella decisione di cui si parla, relativa a Yahoo, si allinea con le Linee Guida 5/2019 dell’European Data Protection Board, anche detto EDPB.
Secondo queste linee guida, “la deindicizzazione di un contenuto specifico comporta la sua rimozione dall’elenco dei risultati di ricerca relativi all’individuo quando la ricerca è effettuata principalmente tramite il suo nome. Tuttavia, il contenuto deve rimanere accessibile se vengono utilizzati altri criteri di ricerca. Inoltre, le richieste di deindicizzazione non implicano la completa eliminazione dei dati personali, i quali non devono essere cancellati né dal sito web di origine né dall’indice e dalla cache del motore di ricerca”.