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Diritto all’oblio Google, cancellare cronaca penale

Diritto all’oblio Google, cancellare cronaca penale

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
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Come è facilmente immaginabile, negli ultimi decenni, la crescente digitalizzazione ha portato a una rivoluzione nella gestione delle informazioni personali. La nostra presenza online, costellata di tracce digitali, ha dato vita a nuove sfide legate alla privacy e alla gestione delle proprie informazioni personali. In questo contesto, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea ha introdotto il concetto di “diritto all’oblio”, un principio fondamentale finalizzato a garantire ai cittadini il controllo sulle proprie informazioni personali e sulla loro visibilità online.

Il GDPR e l’Articolo 17: il diritto alla cancellazione dei dati personali

Innanzi tutto è bene chiarire cosa sia e da dove nasce il GDPR. Dunque, il Regolamento sulla protezione dei dati personali èentrato in vigore nel maggio 2018, rappresenta un punto di svolta nella protezione dei dati personali. L’articolo 17 del GDPR, noto come “diritto alla cancellazione” o “diritto all’oblio,” affermare il diritto del soggetto interessato di ottenere dal titolare del trattamento la cancellazione dei dati personali che lo riguardano, senza ingiustificato ritardo, quando sussiste uno dei motivi previsti dalla normativa. Le ragioni che possono giustificare la richiesta di cancellazione includono il fatto che i dati personali non sono più necessari rispetto alle finalità per le quali sono stati raccolti, che il consenso è stato revocato, o che il trattamento è avvenuto in violazione della normativa europea sulla protezione dei dati. Il documento normativo in esame, inoltre, impone ai titolari del trattamento l’obbligo di notificare la cancellazione dei dati personali a terzi che li hanno ricevuti o ai quali siano stati comunicati, a meno che ciò si riveli impossibile o comportare uno sforzo sproporzionato.

Il processo di attuazione del diritto all’oblio

L’implementazione del diritto all’oblio non è un processo automatico, ma richiede un’analisi caso per caso. I titolari del trattamento devono valutare attentamente ogni richiesta, bilanciando il diritto alla privacy del soggetto interessato con altri diritti legittimi, come la libertà di espressione e di informazione. Un aspetto chiave dell’implementazione del diritto all’oblio è la valutazione del carattere “pubblico” delle informazioni. Se i dati personali sono diventati obsoleti o non sono più necessari, il diritto all’oblio può essere invocato. Tuttavia, se le informazioni sono di interesse pubblico, come nel caso di figure pubbliche o attività criminali, il bilanciamento tra diritto alla privacy e interesse pubblico diventa complesso.

L’mportanza della reputazione online

La reputazione online è diventata un elemento centrale nella vita di molte persone e organizzazioni. L’accesso facilitato alle informazioni online significa che le impressioni digitali sono spesso la prima cosa che le persone vedono quando cercano informazioni su di noi. Ma come cancellare le notizie da internet? La digitalizzazione, rende la reputazione online un elemento chiave nelle decisioni personali e professionali. Il diritto all’oblio diventa quindi cruciale nel contesto della reputazione online. Errori passati, informazioni obsolete o addirittura notizie false possono avere un impatto duraturo sulla vita di un individuo. La possibilità di richiedere la cancellazione di tali informazioni è fondamentale per consentire alle persone di gestire la propria immagine pubblica in modo più consapevole.

Un caso di contenzioso tra un individuo e Google

Un individuo precedentemente condannato per fatti del 2014 ha sollevato una controversia chiedendo la rimozione di cinque URL dai risultati di ricerca associati al proprio nome. Gli articoli collegati riportavano la sua arresto per truffa ed estorsione attraverso account falsi su Facebook e tentata corruzione. Nonostante avesse espiato la pena nel 2020, riteneva che la persistenza di queste notizie danneggiasse la sua vita privata. Il Garante per la protezione dei dati ha interpellato Google, chiedendo di considerare la richiesta. Tuttavia, Google ha respinto la domanda, affermando che alcuni URL non erano visualizzabili nei risultati di ricerca, mentre per gli altri, l’interesse pubblico superava la richiesta di rimozione. Nonostante il reclamante abbia presentato ulteriori documenti, Google ha mantenuto la sua decisione basandosi sui dati della condanna, portando il caso a una fase di stallo.

Il Garante ordina a Google la rimozione di URL pregiudizievoli

Il Garante, nel caso di specie, ha confermato l’applicabilità del Regolamento europeo per la protezione dei dati personali ai trattamenti effettuati da Google in Europa, sottolineando la sua competenza nel decidere i reclami relativi al territorio italiano. Ha ratificato il rifiuto di Google riguardo ai primi tre URL, non visibili associati al reclamo. Tuttavia, per gli altri due URL, il Garante ha esaminato la richiesta di diritto all’oblio, considerando non solo il passare del tempo ma anche le linee guida dell’EDPB del 2019. Concludendo che la persistente associazione di notizie risalenti al 2014 al nome del reclamante arrecasse pregiudizio ingiustificato, ha accolto il reclamo, ordinando a Google la rimozione entro 20 giorni degli URL dai risultati di ricerca associati al reclamante. L’autorità Garante ha anche deciso di annotare queste misure nel registro interno, specificando che esse non costituiranno un precedente, e ha minacciato sanzioni pecuniarie nel caso di inosservanza da parte di Google.

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