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Protezione dati: cancellare notizie da Internet

Protezione dati: cancellare notizie da Internet

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
Cancelliamo i Dati Indesiderati
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La protezione dei dati personali è diventata un argomento di cruciale importanza. Le informazioni personali e sensibili sono ora archiviate in modo digitale in quantità enormi, rendendo essenziale garantire la loro sicurezza e il rispetto dei diritti dei cittadini.

Uno dei principali strumenti giuridici che affronta questa sfida è il diritto all’oblio, che vanta una storia ricca e complessa. Il suo esito ha decretato la creazione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, anche chiamato GDPR ed emanato dall’Unione Europea. Nell’articolo di oggi, vediamo quanto sia importante per la protezione dei dati cancellare notizie da Internet.

Le origini del diritto all’oblio

Prima di comprendere come proteggere i nostri dati, è necessario fare un breve excursus sulle origini del diritto all’oblio. La sua idea non è nata nell’era digitale, ma ha radici che risalgono a molto tempo prima. Questo concetto è stato discusso per la prima volta in Europa nei primi anni 90, quando il dibattito sull’accesso all’informazione e la privacy dei cittadini ha iniziato a fiorire.

In particolare, si è rafforzato negli anni 2000 con il caso “Google Spain v. AEPD and Mario Costeja González” del 2014. Questo caso ha portato la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CJUE) a stabilire che i cittadini europei avevano il diritto di richiedere la rimozione di link a informazioni personali obsolete o non rilevanti da risultati di ricerca su Internet.

Il principio fondamentale alla base del diritto di cancellare i propri dati personali dal web è che i suddetti dati devono essere trattati in modo equo, lecito e trasparente, ma anche che le persone dovrebbero avere il controllo sui propri dati personali. Questo controllo include il diritto di chiedere la rimozione di informazioni obsolete o non pertinenti quando non ci sia più un legittimo motivo per il loro trattamento.

Il caso Costeja del 2014

Dopo la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nel caso Costeja che vedeva coinvolto il sig. González, il diritto di eliminare informazioni personali da Google e, dunque, all’essere dimenticati, è diventato un argomento centrale nelle discussioni sulla privacy e la protezione dei dati. Tuttavia, il concetto è continuato a evolversi e ad affrontare nuove sfide nel mondo digitale in rapida evoluzione.

Una delle sfide più evidenti è stata la definizione di cosa costituisca un “legittimo motivo” per il trattamento dei dati. Questo è un punto di grande discussione, poichéè necessario bilanciare il diritto alla privacy delle persone con il diritto alla libertà di espressione e all’informazione. Alcuni casi hanno sollevato domande interessanti. Un esempio in proposito è quello di verdificare i risultati di ricerca relativi a figure pubbliche che dovrebbero essere trattati diversamente da quelli relativi a individui privati.

Le preoccupazioni rivolte al diritto all’oblio

Un altro aspetto che ha suscitato preoccupazione è stato il potenziale abuso del diritto all’oblio per scopi di censura o manipolazione. Alcuni hanno sostenuto che il diritto all’oblio potrebbe essere utilizzato per nascondere informazioni che sono di legittimo interesse pubblico, come le azioni penali o le controversie finanziarie di figure pubbliche. In risposta a queste sfide, il dibattito sul diritto all’oblio ha portato alla creazione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, come detto, GDPR.

Il documento, in vigore dall’aprile 2018, è una legislazione dell’Unione Europea che mira a garantire la protezione dei dati personali e a fornire ai cittadini maggiori diritti e controllo sulle proprie informazioni personali. Il GDPR è stato fortemente influenzato dalla crescente importanza del diritto all’oblio nell’era digitale. Vediamo come il GDPR affronta il diritto all’oblio e contribuisce alla protezione dei dati.

Il bilanciamento tra privacy ed informazione: danni e responsabilità nella diffusione di contenuti errati o diffamatori

I danni che potrebbero derivare dalla diffusione di articoli errati sul Google sono molteplici. In primis, questi possono avere sia natura patrimoniale che non patrimoniale e possono coinvolgere non solo direttamente l’individuo interessato, ma talvolta estendersi anche ai suoi familiari. In alcune situazioni, la divulgazione di informazioni personali relative a un imprenditore potrebbe provocare conseguenze dannose per l’azienda stessa e, di conseguenza, influire negativamente sui dipendenti.

Le autorità competenti, come il Comitato europeo per la protezione dei dati personali e le corti italiane, hanno costantemente ribadito che il giusto equilibrio tra il diritto all’informazione e il diritto alla privacy deve essere stabilito considerando diversi fattori. Questi includono l’effettivo e attuale interesse pubblico nella diffusione delle informazioni, il grado di notorietà della persona interessata, il contributo alla discussione di interesse generale, le modalità di acquisizione e divulgazione delle informazioni, nonché il lasso di tempo trascorso tra l’evento in questione e la pubblicazione delle notizie.

Proteggere la privacy online

Nel contesto della tutela della reputazione online, le azioni pratiche da intraprendere comprendono principalmente due richieste:

  • la richiesta per cancellare notizie da Google. Essa è rivolta nei confronti delle testate che hanno pubblicato gli articoli dannosi per la reputazione. Affinché sia presa in considerazione, deve essere motivata in modo dettagliato e preciso, evidenziando eventuali violazioni di legge;
  • richiesta di deindicizzazione dei link. A differenza della precedente, la richiesta è diretta ai gestori dei motori di ricerca, come Google e Yahoo, che mettono a disposizione specifici moduli per tali istanza. Tuttavia, non cancella il contenuto, ma semplicemente lo nasconde, rendendolo irraggiungibile dalle ricerce.

È importante sottolineare che, alla luce dei principi giurisprudenziali, la cancellazione degli articoli o la rimozione dei link ai contenuti dannosi è possibile solo quando il bilanciamento tra i diritti e gli interessi in gioco pende a favore dell’individuo interessato.

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