Diritto all’oblio internet nel mondo, a che punto siamo?

6 Novembre 2023
Cancelliamo i Dati Indesiderati
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Le informazioni online hanno la tendenza a persistere nel tempo, anche se vengono rimosse dai risultati di ricerca. Ad esempio, un articolo o un post sui social media cancellato dai risultati di ricerca di Google può comunque essere accessibile direttamente sul sito web di origine. Invero, proprio per questo, dal 2018 in poi, è intervenuta una normativa che ha, di fatto, permesso ai soggetti interessati di cancellare notizie da internet, appellandosi al diritto all’oblio.
Una delle sfide per il diritto alla cancellazione dei dati personali dal web è rappresentata dall’applicazione del diritto all’oblio internet nel mondo. Se un motore di ricerca rimuove i risultati di ricerca in base a una richiesta di diritto all’oblio, come nel caso CNIL c. Google, deve farlo in tutto il mondo. Questo solleva domande sulla giurisdizione e sulla sovranità delle leggi nazionali.
Le origini del diritto all’oblio
Nel 2010, un cittadino spagnolo di nome Mario Costeja González ha avviato una controversia legale contro Google e il quotidiano spagnolo La Vanguardia Ediciones. González ha affermato che, effettuando una ricerca sul motore di ricerca Google utilizzando il suo nome, comparivano annunci obsoleti che indicavano la vendita all’asta della sua casa per coprire i debiti della sua famiglia.
Questi erano datati di oltre un decennio e riteneva che la loro visualizzazione in una ricerca su Google costituisse una violazione del suo diritto alla privacy. Inizialmente, un tribunale di grado inferiore aveva dato ragione a González, ma la questione è stata poi portata davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGCE).
Nel 2014, la CGCE ha emesso una sentenza a favore di González. La Corte ha stabilito che il diritto all’oblio, noto anche come “diritto alla cancellazione”, era implicito nella direttiva sulla protezione dei dati dell’Unione europea del 1995. Questo diritto, da quel momento, conferisce ai cittadini dell’UE il potere di richiedere la correzione, la cancellazione o il blocco dei propri dati personali, nonché il diritto di opporsi al trattamento dei propri dati personali da parte delle aziende per vari motivi.
Bilanciare il diritto all’oblio con altri diritti
Una delle sfide principali è il bilanciamento del diritto all’oblio con altri diritti, come il diritto alla libertà di espressione e il diritto all’informazione. Le informazioni che possono essere rimosse dai risultati di ricerca di Google sono spesso soggette a dibattiti sulla loro importanza pubblica.
Ad esempio, un politico potrebbe richiedere la cancellazione di informazioni imbarazzanti legate al suo passato, ma ciò potrebbe essere visto come un tentativo di nascondere la verità al pubblico. La CJUE ha sottolineato che il diritto all’oblio non è assoluto e deve essere bilanciato con altri interessi legittimi. Questo bilanciamento può risultare complicato e spesso richiede decisioni caso per caso.
Il Canada avanza verso il diritto all’oblio: una sentenza contro Google
Dopo la sentenza della Corte di giustizia del 2014, molti paesi al di fuori dell’Unione Europea hanno iniziato a considerare l’implementazione del proprio diritto all’oblio. Questi sforzi sono guidati dalla preoccupazione per la protezione della privacy e dei dati personali dei loro cittadini. Recentemente, il Canada ha fatto progressi significativi in questa direzione.
Nel 2017, un individuo, il cui nome non è stato divulgato, ha presentato un reclamo al Commissario federale per la privacy riguardo a informazioni obsolete e inesatte che erano visibili in articoli di giornale tramite una ricerca su Google utilizzando il suo nome. Questi ha sostenuto che le informazioni obsolete gli hanno causato discriminazioni sul lavoro, stigmatizzazioni sociali e persino la paura di subire aggressioni fisiche.
Il commissario per la privacy ha chiesto alla Corte d’appello federale di stabilire se Google sia soggetta al Personal Information Protection and Electronic Documents Act, la legge canadese sulla privacy. Di recente, il tribunale canadese a cui aveva fatto ricorso ha emesso una sentenza che ha stabilito come Google sia effettivamente soggetto a questa legge.
In questo modo, ha respinto l’argomento della società secondo cui dovrebbe essere esentata, in quanto i suoi servizi rientrerebbero nella sfera del giornalismo. Google aveva sostenuto di svolgere un ruolo di intermediario tra gli editori e il pubblico, simile a quello delle biblioteche o delle edicole.
Pertanto, ha aggiunto, che limitare questa funzione avrebbe compromesso l’esenzione prevista per il giornalismo nella legislazione sulla privacy. Tuttavia, la corte ha respinto questa difesa e ha sottolineato che il motore di ricerca di Google non raccoglie, utilizza o divulga informazioni personali per scopi giornalistici. In più, anche se lo facesse, non lo farebbe esclusivamente per tali scopi, evidenziando la distinzione tra la funzione di Google e il giornalismo tradizionale.
La sentenza del Tribunale Canadese e l’epilogo della vicenda
La recente decisione non ha istituito un diritto all’oblio in Canada. La legislazione sulla privacy del paese non offre una disposizione chiara per eliminare notizie da Internet, ma fornisce una base per i reclami relativi ai principi di accuratezza e adeguatezza, che sono tutelati dalla legge. In base al principio di accuratezza, le informazioni personali devono essere esatte, complete e aggiornate il più possibile.
Questo tiene conto degli interessi degli individui, che hanno il diritto di contestare l’accuratezza e la completezza delle proprie informazioni. Inoltre,i contenuti obsoleti, che non sono più veritieri o che non riflettono più la situazione attuale di una persona, non possono essere considerate accurate, complete e aggiornate.
Per quanto riguarda il principio di adeguatezza, qualsiasi informazione che causi un danno significativo a un individuo potrebbe violare questo principio. In altre parole, le informazioni che causano un pregiudizio notevole a una persona possono essere contestate e richiedere un intervento in base a questo principio nella legge sulla privacy canadese.
Diritto all’oblio e la democrazia: privacy e autodeterminazione in rete
Nella famosa trasmissione americana open to debate, John Donvan spiega come la privacy e l’autodeterminazione siano importanti. Nella specie, il dibattito è intercorso sulle sentenze della giurisprudenza inerenti al diritto all’oblio. Da qui, poi, è partita una disamina sui vari provvedimenti che le diverse corti internazionali hanno emesso.
Si pensi alla Corte costituzionale tedesca, che ha affermato il principio dell’autodeterminazione informativa già negli anni ’70, sottolineando come, in una democrazia, ogni individuo debba avere il diritto di controllare le informazioni personali che circolano su di lui. Questo diritto consente alle persone di chiedere “Cosa hai su di me?” e di richiedere la cancellazione, pur entro limiti ragionevoli.
Tuttavia, esistono delle restrizioni, poiché non è possibile richiedere la cancellazione di informazioni necessarie per fini legali o pubblici. Questo principio è fondamentale in una società democratica, in quanto permette la privacy e la libertà di espressione. La recente sentenza applica una legge europea esistente dal 1995, consentendo alle persone di chiedere la cancellazione di informazioni a grandi aziende come Google.
La decisione riconosce il diritto all’oblio, mantenendo un equilibrio tra privacy e libertà di parola. Questa pratica funziona efficacemente ed è importante per proteggere i dati personali nell’era digitale, in cui sempre più informazioni vengono raccolte e condivise su Internet. Per preservare il controllo sui propri dati e proteggere la privacy futura, la mozione per adottare il ‘diritto all’oblio’ online dovrebbe essere presa in considerazione.