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Cancellare i dati penali dal CED

Cancellare i dati penali dal CED

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
Cancelliamo i Dati Indesiderati
Tel. 06 39754846

Nell’odierno mondo digitale, i dati personali sono diventati un bene prezioso e, allo stesso tempo, una questione di preoccupazione. La crescente raccolta e conservazione di informazioni personali da parte di enti governativi e aziende hanno suscitato domande importanti sulla privacy e sulla gestione dei dati. Uno dei settori più delicati riguarda i dati penali, ovvero le informazioni relative a reati commessi da individui.

In questa particolare era in cui tutto è informatizzato, la questione di cancellare i dati penali dal CED, l’acronimo di depositari centrali o dagli archivi elettronici è diventata una situazione rilevante dal punto di vista sia legale che etico. Prima di andare a fondo sul CED, comprendiamo cosa si intende per diritto all’oblio, nonchè, più in generale, del concetto di come togliere notizie da Internet.

Il diritto all’oblio nell’era digitale: origini e sviluppo

In una decisione inviata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel mese di maggio 2014, la corte ha stabilito che gli utenti godono del diritto di cancellare notizie da internet. In modo particolare, possono fare richiesta ai motori di ricerca, come Google, per eliminare risultati specifici associati a ricerche effettuate avendo il nome di un individuo. Siffatta rimozione appare obbligatoria qualora i link identificati siano giudicati “inadeguati, irrilevanti, non più rilevanti“.

Queste sono le disposizioni previste dall’art. 17 del GDPR,  che prende in considerazione fattori di interesse pubblico, tra cui il coinvolgimento dell’individuo nella vita pubblica. La rimozione delle pagine è applicata esclusivamente nei casi in cui le ricerche sono specificamente correlate al nome dell’individuo. La rimozione degli URL è estesa a tutti i risultati di ricerca di Google nel territorio europeo, coinvolgendo utenti situati in paesi come Francia, Germania, Spagna, e così via.

Inoltre, vengono utilizzati segnali di geolocalizzazione per limitare l’accesso all’URL a partire dal paese dell’utente che richiede la rimozione. Un grafico sottolinea il numero complessivo delle richieste ricevute e il numero totale di URL per i quali è stata chiesta la rimozione dal 29 maggio 2014.

Cosa si intende per CED

Il Centro di Elaborazione Dati (CED) è un’abbreviazione utilizzata per riferirsi al Centro di Elaborazione Dati istituito presso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. La legge che ha stabilito questo sistema è la 121/1981, in particolare nell’articolo 8. L’obiettivo per cui il legislatore ha istituito tale sistema è la raccolta, l’elaborazione e la conservazione di informazioni e dati in archivi magnetici che possono essere condivisi e resi accessibili a diverse entità all’interno della pubblica amministrazione.

Durante le operazioni di prevenzione e repressione dei reati, nonché nell’ambito delle attività amministrative, le forze dell’ordine sono tenute a inserire nel CED le informazioni acquisite durante tali attività. Questo processo è regolamentato dalla legge 128/2001, che ha apportato modifiche alle norme volte a preservare la sicurezza pubblica.

La regolamentazione dei dati di polizia ed il ruolo del CED: sicurezza e privacy in Italia

L’articolo 7 della legge 121/1981 chiarisce che i dati acquisiti dalla Polizia devono necessariamente derivare da:

  • documenti conservati dalla pubblica amministrazione o enti pubblici;
  • sentenze o provvedimenti dell’autorità giudiziaria;
  • indagini di polizia.

È importante considerare la quantità e la sensibilità dei dati conservati in questo database. Per questa ragione, come verrà discusso nei paragrafi successivi, il Centro di Elaborazione Dati (CED) è soggetto a una rigorosa attività di controllo da parte del Garante della Protezione dei Dati Personali.

A titolo di esempio, l’attività preliminare di comunicazione della notizia di reato al pubblico ministero è un dato che transita attraverso l’archivio del CED e vi rimane registrato fino a un eventuale aggiornamento successivo.

La gestione dei precedenti di polizia ed i termini di conservazione

I dati relativi ai precedenti di polizia possono essere soggetti a cancellazione, modifica o integrazione all’interno del database del Centro di Elaborazione Dati (CED). Tuttavia, la cancellazione è soggetta a termini specifici di stabilità dalla legge. Il Decreto Legislativo 196/2003, nel suo secondo titolo, disciplina il trattamento dei dati personali da parte delle forze di polizia.

L’articolo 54 di questa normativa, nel terzo comma, sottolinea l’importanza dell'”aggiornamento periodico e della pertinenza e non eccedenza dei dati personali trattati, anche attraverso interrogazioni autorizzate del casellario giudiziale e del casellario dei carichi pendenti del Ministero della Giustizia”.

Questo principio è ulteriormente confermato nel più recente Decreto Legislativo 51/2018, il quale si occupa della protezione delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti per scopi legati alla prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o l’esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati.

Le forze di polizia sono inoltre tenute a conformarsi a un’altra normativa stabilita dal legislatore nel 2003. Si tratta del Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 15/2018, emanato in attuazione di quanto contenuto nell’articolo 57, primo comma, del Decreto Legislativo 196/2003. Questo DPR ritiene che i dati possano essere conservati per un periodo di tempo che non eccede la necessità per il perseguimento degli obiettivi di polizia.

Inoltre, nell’articolo 10 del D.P.R., vengono definiti i termini di conservazione dei dati in base a diverse categorie. Essi variano da 3 a 30 anni, in funzione della natura delle informazioni e della loro rilevanza per le attività di polizia

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