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Diritto all’oblio su Google ai sensi della legislazione europea nel 2023

Diritto all’oblio su Google ai sensi della legislazione europea nel 2023

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
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La diffusione di informazioni inesatte o false su internet può avere gravi conseguenze per la reputazione di una persona o di un’azienda. Laddove queste informazioni siano di facile reperimento sui motori di ricerca, come ad esempio si cita qui uno dei più famosi: Google, possono causare dei danni permanenti alla reputazione del soggetto.

Tuttavia, il nostro ordinamento, sotto la spinta di quello europeo e della Corte di Giustizia, ha predisposto alcuni rimedi che i soggetti interessati possono attuare per eliminare le informazioni inesatte che circolano sui motori di ricerca. È possibile però che in alcuni casi queste informazioni inesatte ovvero obsolete vadano in contrasto con il diritto di cronaca e che, come accade spesso per i giornali, queste informazioni siano protette dal diritto della libertà di espressione o dal diritto all’informazione.

In questi casi, tuttavia sarà possibile chiedere al webmaster, ovvero alla testata giornalistica, di integrare gli articoli e le notizie con le informazioni corrette e affidabili al fine di contrastare la diffusione di fake news ed evitare di creare un danno all’immagine al soggetto interessato, nonché a migliorare la visibilità dei risultati corretti nei motori di ricerca.

La giurisprudenza della Corte Europea

Il diritto all’oblio nasce proprio a seguito di una sentenza del 2014 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la c.d. sentenza Costeja, in questo ambito la giurisprudenza non si è mai fermata, garantendo sempre il massimo rispetto della privacy. Sul punto di recente la Corte dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che indica che Google deve rimuovere informazioni inesatte o lesive alla privacy dei cittadini europei. La sentenza, che rappresenta una svolta nella lotta contro la diffamazione online, sottolinea l’importanza della tutela della reputazione e della privacy degli individui. Gli esperti infatti dicono che “ora si rischiano sanzioni privacy più forti, se si rifiuta“. 

La recente sentenza della Corte di Giustizia Europea

La sentenza della Corte di Giustizia Europea si basa proprio sulla direttiva europea sulla protezione dei dati personali e sulla direttiva sul commercio elettronico. La Corte ha stabilito che i motori di ricerca come Google sono considerati “responsabili” delle informazioni presenti nei loro risultati di ricerca e che, in caso di informazioni lesive, devono rimuoverle se richiesto dall’interessato.

Questo significa che, in futuro, le persone che ritengono che le informazioni presenti su internet siano inesatte o lesive alla loro reputazione potranno chiedere a Google di rimuoverle. La Corte di Giustizia ha comunque, però, sottolineato che la cancellazione delle informazioni lesive non deve limitare la libertà di espressione e che, in casi eccezionali, le informazioni potrebbero essere mantenute se ritenute di pubblico interesse.

Il diritto all’oblio nel 2023

Come si è visto, anche nel 2023 con il sempre più crescente aumento della tecnologia, si pensi alle varie intelligenze artificiali che oggi stanno sempre più prendendo piede, il diritto all’oblio resta un diritto fondamentale che deve essere garantito dalla legislazione europea in materia di protezione dei dati personali, ovvero dal GDPR. La legislazione europea indica che le informazioni personali non possono essere conservate o utilizzate in modo incompatibile con lo scopo per cui sono state raccolte.

Ciò significa che l’utente può vedere riconosciuto il suo diritto di eliminare notizie dal web. Pertanto, le informazioni personali che non sono più rilevanti o necessarie per lo scopo per cui sono state raccolte devono essere cancellate. La legislazione del diritto all’oblio, tuttavia, fornisce sempre un contemperamento ed un equilibrio tra il diritto all’oblio e altri diritti fondamentali, garantendo la protezione dei dati personali in tutta l’Unione Europea.

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