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Rapporto trasparenza: eliminare notizie da Google

Rapporto trasparenza: eliminare notizie da Google

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
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Il diritto alla privacy oggigiorno, così come quello alla protezione dei dati personali è diventato sempre più importante. Una delle domande chiave in questo contesto, che viene chiamato diritto all’oblio, è come cancellare le notizie da internet? Il diritto alla cancellazione ovvero alla rimozione delle informazioni è strettamente legato anche a quelle che sono le attività di ricerca online ed alla gestione delle informazioni personali. Inoltre, il rapporto di trasparenza eliminare notizie da Google svolge un ruolo cruciale nel garantire che questa azienda rispetti i diritti dei propri utenti.

Cosa vuol dire diritto all’oblio

Il diritto all’oblio è un principio legale che consente a un individuo di richiedere la rimozione di informazioni personali dai motori di ricerca e da altri archivi online. Questo diritto è stato sancito per la prima volta in Europa con la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 2014, che coinvolgeva Google (Caso Google Spain SL, Google Inc. c. Agencia Española de Protección de Datos, Mario Costeja González).

In questo particolare caso, la Corte di Giustizia ha stabilito come le persone avessereo il diritto di chiedere la rimozione dei risultati di ricerca, che includono informazioni personali obsolete o non più rilevanti. L’obiettivo del diritto all’oblio, dunque, è quello di garantire che le informazioni personali di un individuo non siano accessibili in modo perpetuo, specialmente quando tali informazioni non sono più rilevanti per scopi legittimi. Tuttavia, questo diritto è soggetto a un equilibrio tra la privacy individuale e il diritto del pubblico ad essere informato.

L’art. 17 del GDPR: la normativa entrata in vigore in Europa nel 2018

L’articolo 17 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea è uno dei pilastri fondamentali che affronta la tematica del diritto all’oblio. Questo articolo è stato introdotto per garantire ai cittadini europei un maggiore controllo sulle informazioni personali che circolano online e per rafforzare la protezione della loro privacy. L’articolo 17 del GDPR statuisce una serie di principi fondamentali che regolamentano il diritto all’essere dimenticati.

In primo luogo, il testo sottolinea che le persone hanno il diritto di ottenere dalla parte responsabile del trattamento la cancellazione dei propri dati personali, senza indebiti ritardi. Ciò significa che, quando un individuo richiede la rimozione dei propri dati personali, la parte responsabile deve agire tempestivamente per soddisfare tale richiesta.

Il rapporto di trasparenza di Google

Google, conosciuto come uno dei principali motori di ricerca al mondo, svolge un ruolo particolarmente significativo nel garantire l’attuazione del diritto all’oblio. Per farlo, l’azienda ha creato un “Rapporto di Trasparenza” che offre una panoramica delle richieste di rimozione dei contenuti e del rispetto del diritto all’oblio. Questo documento è stato introdotto nel 2010 come parte degli sforzi di Google per rendere trasparenti le sue azioni in materia di privacy e gestione dei dati personali.

Il Rapporto di Trasparenza di Google fornisce dati dettagliati su quante richieste di rimozione dei contenuti sono state ricevute e quanto è stato effettivamente rimosso. Queste statistiche includono informazioni su chi fa le richieste, su quali basi e su quali risultati della ricerca sono coinvolti. Inoltre, il rapporto illustra il processo di valutazione delle richieste e come Google bilanci la privacy individuale con il diritto del pubblico a essere informato.

Una delle ultime richieste inviate a Google

Google ha recentemente ricevuto una richiesta da parte di un wrestler professionista italiano per la rimozione di quattro URL da Google. Questi contenevano articoli riguardanti accuse di violenza sessuale formulate nell’ambito del movimento noto come “Speaking Out”. Esso ha visto le vittime di molestie e aggressioni sessuali condividere le loro esperienze, portando all’apertura di dibattiti sociali significativi sull’argomento.

A conclusione del processo di valutazione di questa richiesta, Google non ha rimosso i quattro URL in questione. La ragione principale dietro questa decisione è stata la considerazione del contesto in cui tali accuse sono state fatte e del ruolo del wrestler professionista in questo contesto. Prima però occorre fare una precisazione sulla reputazione in rete.

Importanza della reputazione online

La reputazione online è diventata un elemento cruciale nella vita delle persone e delle aziende. In un’epoca in cui la maggior parte delle informazioni è facilmente accessibile attraverso i motori di ricerca come Google, la percezione che il pubblico ha di un individuo o di un’organizzazione è spesso influenzata da ciò che appare online.

La gestione della reputazione online è quindi diventata una priorità per molte persone, in particolare per figure pubbliche come i wrestler professionisti. Nel caso di accuse gravi come quelle di violenza sessuale, la loro presenza online può avere un impatto duraturo sulla vita e sulla carriera di un individuo. La risonanza mediatica e l’accesso immediato alle informazioni online rendono fondamentale la gestione delle accuse pubbliche per mitigare il danno causato alla reputazione.

La decisione di Google

Nel caso del wrestler professionista italiano, il team di Google ha considerato attentamente la delicatezza della situazione. Da un lato, era importante proteggere la sua reputazione online e garantire che non sia ingiustamente danneggiata dalle accuse pubbliche. Dall’altro lato, bisognava comunque riconoscere l’importanza dell’interesse pubblico nell’accesso alle informazioni relative al movimento “Speaking Out” e alle accuse di violenza sessuale.

In questa situazione specifica, quindi, Google ha deciso di non rimuovere i quattro URL per bilanciare l’interesse del wrestler professionista nella protezione della sua reputazione con l’interesse pubblico nell’accesso alle informazioni riguardanti il ​​movimento “Speaking Out”.

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