Diritto all’oblio: il Data leaks di Google

25 Ottobre 2022
Cancelliamo i Dati Indesiderati
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Il diritto all’oblio, è stato introdotto nel nostro ordinamento dall’art. 17 del Regolamento (UE) nr. 679/2016 sulla protezione dei dati personali, anche conosciuto come GDPR, è confacente a quel diritto di essere dimenticati. L’art. 17 del conosciuto GDOR, chiarisce una serie di ipotesi in cui l’interessato possa avvalersi del diritto di ottenere dal Titolare del Trattamento l’eliminazione delle notizie pregiudizievoli allo stesso relative senza margini di ritardo. Per fare un esempio, un soggetto può richiedere la cancellazione del proprio nome da Google ovvero la rimozione dalle notizie dalle ricerche Google, nel caso in cui i propri dati personali non siano più indispensabili rispetto alle finalità per i quali venivano conseguiti o trattati o quando si sia revocato il consenso al trattamento o quando ancora i dati siano stati raccolti in maniera illecita.
Questa tipologia di ipotesi è molto frequente nel mondo digitale, infatti, potrebbe capitare a tutti l’ipotesi in cui inserendo il proprio nome e cognome sul motore di ricerca Google si trovino dei contenuti lesivi della propria dignità personale e/o professionale, o ancora informazioni che appaiono essere obsolete o false e che si abbia quindi la necessità che gli stessi vengano rimossi dai risultati di ricerca abbinati al proprio nominativo.
Il diritto all’oblio a tutela di chi commette reati
Da un ricerca americana recente, è emerso che sopratutto i cybercriminali, vale a dire quelli che utilizzano il web per commettere reati come truffe, diffamazioni, e così via, stiano beneficiando della legge europea sul diritto all’oblio per richiedere a Google di rimuovere le informazioni loro inerenti. In questo modo, gli stessi abusano del diritto all’essere dimenticati nonché di tutti quei diritti che consentono agli utenti del web di vedere cancellati da internet tuti i dati pregiudizievoli che li riguardano.
La smentita di Google
Sul punto, è bene riportare proprio uno stralcio della ricerca che è stata rivelata dal Guardian. Secondo le quanto dichiarato ed a quanto emerso dalla ricerca in esame, al motore di ricerca Google arrivano milioni di segnalazioni e di richieste di cancellazione dei contenuti o delle notizie personali pregiudizievoli, ma non si può stabilire con certezza se tutti coloro che la inoltrano siano effettivamente dei cybercriminali . Tuttavia, seppur con un certo margine di errore, i dati emersi mostrano in ogni caso che il problema del diritto all’oblio riguarda in modo dirompente le persone comuni, che molto spesso non hanno un profilo pubblico che sono c.d. “vittime del fallimento algoritmico sul web indelebile”.