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Eliminare notizie da Google e rettificarle alla fonte

Eliminare notizie da Google e rettificarle alla fonte

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
Cancelliamo i Dati Indesiderati
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La condivisione e la circolazione delle informazioni hanno raggiunto proporzioni senza precedenti. Ogni giorno, miliardi di persone scambiano dati personali, opinioni e dettagli della propria vita su piattaforme online, creando una complessa rete di contenuti, che influenza la percezione e la reputazione delle persone.

Per questo motivo dal 2014, grazie alla emissione della sentenza Costeja dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha preso le mosse il c.d. diritto all’oblio. Quest’ultimo apre, nei casi previsti dal regolamento europeo attualmente in vigore, di eliminare notizie da Google e, in generale, cancellare notizie da Internet.

Il diritto all’oblio: definizione ed origini

Il diritto all’oblio rappresenta il concetto per cui le persone dovrebbero avere il controllo sulle informazioni personali che circolano online. Allo stesso tempo, rappresenta il diritto di richiedere la rimozione di determinati dati che non sono più rilevanti o potrebbero arrecare danno alla propria reputazione.

Questa idea è stata introdotta per la prima volta nel contesto legale europeo e sancita nel Regolamento generale sulla protezione dei dati personali, anche detto GDPR, emesso, come per la sentenza di cui si parlava in apertura, nell’ambito di provvedimenti dell’Unione Europea nell’anno 2018. Il GDPR ha riconosciuto il diritto delle persone di richiedere la cancellazione dei propri dati personali da motori di ricerca e altri siti web quando tali dati sono diventati obsoleti o dannosi.

La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che Google e altri motori di ricerca debbano fungere da “responsabili del trattamento” dei dati personali e che questi sono soggetti alla giurisdizione del GDPR. La corte ha riconosciuto il diritto di Costeja di richiedere la rimozione dei link ai sensi della Direttiva 95/46/CE sulla protezione dei dati personali.

Inoltre, ha affermato che il diritto all’oblio potrebbe prevalere sul diritto degli utenti all’accesso alle informazioni, a meno che ci sia un interesse pubblico rilevante nel mantenere tali informazioni visibili.

Il diritto all’oblio nel caso di errore giudiziario

Questo particolare scenario si è verificato nei confronti di una persona che è stata arrestata, processata, successivamente assolta e, infine, risarcita per il danno subito a causa dell’ingiusta detenzione. Durante l’intero corso della sua vicenda legale, il caso è stato ampiamente coperto dai media, finendo in prima pagina.

Tuttavia, una volta che la vicenda si è conclusa, l’uomo ha espresso il desiderio di rimuovere le informazioni relative a questa vicenda dai risultati dei motori di ricerca. Inoltre, ha richiesto che gli articoli correlati venissero completamente cancellati dall’archivio online del giornale che li aveva pubblicati.

La richiesta di deindicizzazione dai motori di ricerca è stata considerata legittima, poiché il diritto all’oblio garantisce alle persone il controllo sulle informazioni personali che appaiono nei risultati di ricerca, specialmente quando queste informazioni non sono più rilevanti o sono suscettibili di arrecare danni. Tuttavia, la questione più complessa riguardava la richiesta di cancellazione totale degli articoli dall’archivio online del quotidiano.

Il bilanciamento del diritto all’oblio con l’interesse pubblico

Nella situazione riportata sopra, la Suprema Corte ha incontrato la necessità di bilanciare il diritto all’oblio con la libertà di informazione e l’importanza di preservare la memoria storica. La Corte ha riconosciuto che la richiesta di cancellazione degli articoli potrebbe potenzialmente violare il diritto del pubblico di accedere alle informazioni e alla cronaca giornalistica.

Questo equilibrio è fondamentale per evitare che il diritto all’oblio diventi una forma di censura retroattiva che impedisca al pubblico di accedere a informazioni di interesse generale. Pertanto, la Suprema Corte ha deciso di individuare una soluzione alternativa che consentisse al ricorrente di proteggere la sua privacy senza compromettere la libertà di informazione.

Una possibile strategie potrebbe essere quella di oscurare le informazioni personali specifiche all’interno degli articoli, in modo che il contenuto sia ancora accessibile, ma le informazioni identificative siano rimosse o anonimizzate. Questo approccio può soddisfare la richiesta di privacy dell’individuo senza cancellare completamente l’intero contenuto.

L’ordinanza, depositata il 31 gennaio 2023 dalla prima sezione civile della Corte di Cassazione, riconosce di aver trovato un equilibrio adeguato tra il diritto all’oblio dell’individuo e il diritto delle testate giornalistiche di conservare la cronaca e la memoria di un evento giudiziario.

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