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GDPR: in Inghilterra la sfida alle cookie laws

GDPR: in Inghilterra la sfida alle cookie laws

By miriamp

Cyber Lex
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Per Oliver Drowden, segretario alla Cultura del Governo Britannico, la spunta delle cookie laws presenti in ogni pagina Web che apriamo sarebbe una “perdita di tempo”. È questo che ha annunciato il ministro alla cultura del Regno Unito al Telegraph, anticipando uno scenario che sarà solo il primo passo verso una completa e maggiore distanza dal GDPR.  

Cookie laws e cookie banner: le regole previste dal GDPR

In Europa vige dal 2018 il GDPR, ovvero il Regolamento Generale per la Protezione dei Dati Personali che, tra i vari diritti e doveri, sancisce il dovere di ogni sito web di permettere agli utenti europei di controllare l’attivazione dei cookie e dei tracker che raccolgono i loro dati personali. Inoltre, secondo il GDPR è responsabilità dei proprietari di ogni sito web assicurarsi che il trattamento e la raccolta dei dati personali avvenga in modo legale e, dunque, solo in seguito al consenso ai cookie e alle relative specifiche finalità di utilizzo. Secondo le cookie laws previste dal GDPR, tale consenso deve essere preventivo alla loro attivazione, deve essere esplicito, libero e non forzato, specifico (nel senso che possono essere autorizzati dei cookie ma altri no) e facilmente revocabile. La conformità al GDPR, per quanto riguarda le leggi cookie, viene di solito raggiunta tramite i cookie banner, ovvero quei pop-up che appaiono quando un utente apre un sito e sul quale l’utente stesso può selezionare quali attivazioni di cookie accettare e quali no.

Regno Unito e GDPR: gli accordi presi prima della Brexit

In generale, anche i siti web che sono gestiti al di fuori dell’UE sono tenuti a rispettare il GDPR se raccolgono dati personali di utenti che risiedono nell’UE. Inoltre, tra i vari accordi stipulati durante l’elaborazione della Brexit, il governo britannico ha stipulato con l’Europa anche un ulteriore accordo che prevedeva il rispetto del GDPR, condizione senza la quale le imprese inglesi non avrebbero potuto continuare ad operare nel mercato europeo. Tuttavia, forse già nell’ottica di voler riformare alcuni aspetti del GDPR, questo accordo ha una durata di quattro anni e può essere annullato in qualsiasi momento: informazioni che forse avevano già tenuto in considerazione durante la stipulazione degli accordi.

Oliver Drowden e John Edwards: una nuova difesa della privacy 

Proprio in virtù delle informazioni sopra fornite, il ministro alla cultura del Regno Unito, Oliver Drowden, ha dichiarato di ritenere ormai fastidioso, se non una vera e propria perdita di tempo, l’obbligo di dover spuntare ogni autorizzazione cookie per ogni pagina web. Ritiene questo aspetto (come molti altri del GDPR) superato ormai, ma la vera ragione è un’altra: così come altri Paesi, anche il Regno Unito si sta infatti rendendo conto di quanto i dati degli utenti siano la nuova ricchezza del terzo millennio. Quindi, la volontà del suo governo è quella di eliminare gli eccessi burocratici per un rispetto della privacy “più leggero” e rapido, ma in realtà più remunerativo per le imprese che trattano dati.

Questa sfida alle cookie laws in Inghilterra è infatti solo il primo passo per una vera e propria riforma del Gdpr che il governo ha intenzione di imporre di qui a breve, per essere poi imitato da altre Nazioni come standard internazionale. In questa direzione, ha già firmato accordi con diversi Paesi (Singapore, Australia, Corea, Stati Uniti e Colombia) e sono in corso contatti con altri. Non solo: è stato assunto un nuovo commissario per le informazioni, John Edwards, direttamente dalla Nuova Zelanda, Paese considerato dall’UE “adeguato” agli standard europei e tale commissario si è subito adattato ai nuovi obiettivi britannici, dichiarando anche lui come sia fondamentale, di qui a breve, rendere più “semplice e rapido” il rispetto della privacy online. Il futuro dei diritti digitali è ancora incerto: staremo quindi a vedere che direzione prenderanno i dati e speriamo che nel frattempo non corrano rischi nel transitare per l’Inghilterra.

 

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