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Negli States un rapporto sui rischi per la privacy sui social

Negli States un rapporto sui rischi per la privacy sui social

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
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iniziamo subito con il dire che il diritto all’oblio è strettamente connesso, come ovvio, al GDPR. Questi, infatti,  sono due concetti importanti nell’area della protezione della privacy dei cittadini europei. Il diritto all‘oblio è un principio giuridico che afferma che le persone devono avere il diritto di richiedere di eliminare notizie da Internet che potrebbero danneggiarle o metterle a disagio. Il GDPR, o Regolamento generale sulla protezione dei dati (General Data Protection Regulation), è una legge europea che stabilisce un insieme di regole per la raccolta, l‘utilizzo, la divulgazione e la conservazione dei dati personali.

Cosa si intende per diritto all’oblio, in breve

Il diritto all‘oblio è una protezione che viene fornita ai cittadini europei per tutelare i loro diritti alla privacy. Essa si applica quando le persone desiderano che le informazioni che le riguardano siano rimosse da siti web, motori di ricerca, banche dati, ecc. Questo diritto è stato introdotto nel 2014 dalla Corte Europea dei Diritti Umani, in seguito alla sentenza Costeja.

La sentenza afferma che le persone devono avere il diritto di chiedere che informazioni personali e immagini che le riguardano siano rimosse da fonti online, se ci sono motivi sufficienti per farlo. Ad esempio, può essere applicato a informazioni obsolete, non più pertinenti o che sono state pubblicate in modo errato.

Uno sguardo in breve al GDPR

Il GDPR, invece, è un Regolamento che ha valenza europea volto a proteggere i dati personali dei cittadini europei. La legge si applica a tutte le aziende che operano all‘interno dell‘Unione Europea, ma ha anche un impatto su aziende al di fuori dell‘UE che gestiscono dati di persone che vivono in UE. Il GDPR impone a queste aziende di adottare misure adeguate per garantire la protezione dei dati personali dei loro clienti.

Le regole stabilite dal GDPR si applicano a tutti i tipi di dati personali, inclusi l‘indirizzo, le informazioni di pagamento, le foto, i video, i documenti e qualsiasi altro tipo di informazione che può identificare una persona. Il GDPR stabilisce anche che le aziende devono avere una politica specifica per la gestione degli eventuali dati personali che vengono raccolti.

Overdose dell’informazione in America

A questo proposito è bene informarsi anche sulle vicende che interessano i paesi che si trovano fuori dall’UE, come ad esempio l’America. L’overdose di social è un fenomeno che sta prendendo piede negli ultimi anni sopratutto in America, questo fenomeno viene descritto come un uso eccessivo dei social network, in particolare Facebook, Instagram, Twitter, Snapchat e YouTube.

L’overdose di social può avere conseguenze sulla salute mentale, come l’ansia e la depressione, e può anche influenzare la vita sociale, poiché l’utilizzo eccessivo dei social network può essere fonte di conflitto e competizione. Infine, uno dei principali rischi associati all’overdose di social è la violazione della privacy.

L’aumento della depressione e dei tentativi di suicidio tra i giovani è una preoccupazione crescente in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, il CDC ha rilevato che il 57% delle ragazze adolescenti hanno riferito di sentirsi costantemente tristi o senza speranza e il 30% ha preso seriamente in considerazione il tentativo di suicidio. 

Le conseguenze del fenomeno e la possibile soluzione

In questo contesto, la proposta è per evitare il fenomeno è quella di alzare l‘età minima per l‘uso dei social media a 16 anni è stata discussa e valutata in diversi paesi. L‘obiettivo è quello di proteggere i minori da contenuti inappropriati e prevenire abusi sulla privacy. Tuttavia, per quanto la proposta possa sembrare una buona idea, alcuni esperti ritengono che potrebbe avere un impatto limitato.

I ragazzi più giovani, infatti, potrebbero semplicemente aggirare la limitazione fornendo informazioni false, mentre i più grandi potrebbero non essere altrettanto sensibili ai rischi. Inoltre, le piattaforme di social media dispongono di mezzi di persuasione, come i cosiddetti dark pattern, che possono ingannare gli utenti (e non solo i più giovani) in maniera molto semplice. 

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