Diritto all’oblio nel mondo, ultime sentenze

30 Marzo 2023
Cancelliamo i Dati Indesiderati
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Il Diritto all’Oblio è un’importante principio di privacy che si sta facendo strada nel mondo digitale. Si tratta di una forma di protezione dei dati personali, che consente alle persone di eliminare notizie dal web, rimuovere o modificare le informazioni su di loro che sono state pubblicate su Internet. Il diritto all’oblio è stato introdotto in Europa nel maggio del 2014, in seguito alla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’uomo c.d. Sentenza Costeja, che ha stabilito che le persone hanno il diritto di chiedere ai motori di ricerca di rimuovere le informazioni su di loro che sono obsolete, inesatte, inappropriate o che violano la loro privacy.
Il diritto all’oblio ha lo scopo di proteggere le persone dalla diffusione di informazioni obsolete o non pertinenti che possono essere usate contro di loro. Il Diritto all’Oblio offre alle persone una forma di protezione della propria privacy e consente loro di controllare meglio ciò che viene pubblicato su Internet. Tuttavia, è importante ricordare che il diritto alla cancellazione dei dati personali non può essere utilizzato per censurare le informazioni ovvero per eliminare le informazioni che sono di pubblico interesse.
Il caso in Argentina sul diritto all’oblio
In una sentenza storica, la Corte Suprema dell’Argentina ha stabilito che Google deve rispettare la legge del paese sul diritto all’oblio. La sentenza, annunciata il 7 aprile 2022, arriva dopo una lunga battaglia legale tra Google e un cittadino argentino, che aveva chiesto che le sue informazioni personali fossero rimosse dai risultati del motore di ricerca di Google.
La vicenda è iniziata nel 2016, quando un cittadino argentino ha sporto denuncia contro Google presso l’Autorità per la protezione dei dati personali locale, dunque quella argentina. Il soggetto ha sostenuto che Google non ha rispettato la legge del paese sul diritto all’oblio, che stabilisce che i motori di ricerca Internet devono rimuovere le informazioni ritenute “imprecise, inadeguate, irrilevanti o eccessive”.
La risposta di Google al primo ricorso
Google, a seguito di questa prima richiesta, ha rifiutato di eliminare quanto sostenuto dal soggetto interessato, sostenendo che il diritto all’oblio non è applicabile in Argentina. Tuttavia, la Corte Suprema non è stata d’accordo, affermando che la legge si applica a tutti i motori di ricerca che operano nel Paese, incluso Google.
La sentenza della Corte suprema
Tuttavia, la sentenza della Corte Suprema è significativa in quanto stabilisce un precedente da seguire per altri paesi. Sebbene il diritto all’oblio sia attualmente in vigore solo in Europa e in una manciata di altri paesi, questa decisione potrebbe fornire un modello affinché altri paesi adottino leggi simili. La decisione, infatti, è vista anche come una vittoria per tutti i cittadini argentini, che da tempo spingono per una maggiore protezione dei propri dati personali.
Sebbene la sentenza non conferisca ai cittadini il diritto assoluto di rimuovere le proprie informazioni da Internet, fornisce loro una base giuridica più solida per farlo. Sulla scia della sentenza, Google ha indicato che rispetterà la decisione. Tuttavia, la società ha anche dichiarato che continuerà a opporsi alla legge sul diritto all’oblio in altri paesi.
I commenti alla sentenza che da ragione al soggetto interessato
La sentenza è stata elogiata dai sostenitori della privacy, i quali sostengono che sia un passo nella giusta direzione per proteggere il diritto delle persone alla privacy online. È vista anche come una vittoria per i cittadini argentini, che da tempo spingono per una maggiore protezione dei propri dati personali. La decisione della Corte Suprema ricorda che i cittadini hanno il potere di chiedere maggiori tutele della privacy alle aziende tecnologiche. Ricorda inoltre che aziende come Google devono rispettare le leggi dei paesi in cui operano.