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Eliminare notizie da Google: leggi questo provvedimento del Garante

Eliminare notizie da Google: leggi questo provvedimento del Garante

By Avv. Ludovica Marano

Cyber Lex
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Il diritto all’oblio ad oggi risulta essere un concetto molto importante nel mondo digitale, questo perchè la reputazione online, che si forma proprio attraverso le notizie che circolano su di noi in rete, può avere un impatto significativo sulla vita di una persona, è diventato ormai il bigliettino da visita di chiunque. Avere così, un articolo, una notizia, che ci qualifica negativamente è pregiudizievole per la nostra reputazione.

Questo ci porta ad un concetto assai più importante, il quale oggi, probabilmente, ha perso un po’ sulla scala valorilte, vale a dire la riservatezza. La riservatezza è un valore fondamentale nella società attuale, soprattutto con la crescente quantità di informazioni personali che vengono condivise sulle piattaforme digitali.

Il diritto all’oblio, nato nel 2014 attraverso l’emissione della sentenza c.d. Costeja contro Google Spain, ormai oggi famosa, e poi determinato all’interno del Regolamento sulla protezione dei dati personali del 2018, anche chiamato GDPR, fa riferimento proprio, ai sensi dell’art. 17 del Regolamento citato, alla possibilità di richiedere di eliminare notizie da Internet, come anche la rimozione di informazioni o dati personali dal web che potrebbero essere dannosi o non più rilevanti per la privacy di una persona.  Questo diritto è stato riconosciuto in alcuni paesi europei e ha riscosso un grande successo, poiché aiuta a proteggere la reputazione online delle persone.

L’importanza della reputazione online di un soggetto

La reputazione online può influire su molte aree della vita di una persona, come ad esempio il lavoro, le relazioni personali e le opportunità di business. Se le informazioni negative o false sul web non vengono rimosse, possono essere visibili per sempre e causare danni irreparabili alla reputazione online di una persona.

Invero, proprio per le ragione qui addotte, è di rilevante importanza che le piattaforme digitali rendano disponibile un processo per esercitare il diritto all’oblio, che consenta ai loro utenti di proteggere la loro reputazione online. Inoltre, i motori di ricerca ei provider di servizi internet dovrebbero essere responsabili della rimozione di informazioni inadeguate o obsolete dai risultati di ricerca.

I provvedimento del Garante Privacy italiano in materia di diritto all’oblio e protezione dei dati personali in rete

Preliminarmente è utile chiarire che il Garante per la protezione dei dati personali è un organo indipendente che ha il compito di garantire la tutela della privacy e dei dati personali degli individui in Italia. Questa figura è stata istituita in seguito all’entrata in vigore del Regolamento generale sulla protezione dei dati (RGPD) dell’Unione Europea nel 2018.

Il Garante sulla è stato nominato dal Presidente della Repubblica e ha il compito di vigilare sulla corretta applicazione delle norme protezione dei dati personali. Il Garante ha molteplici compiti e responsabilità. Ha il potere di controllare e verificare la conformità delle attività di trattamento dei dati personali da parte delle organizzazioni, fornendo consigli e indicazioni per garantire la protezione dei dati.

Inoltre, il Garante può avviare ispezioni e accertamenti sulle organizzazioni per verificare la loro conformità alle norme sulla protezione dei dati. In caso di violazione delle norme, il Garante ha il potere di emettere provvedimenti per sanzionare le organizzazioni e proteggere i diritti dei titolari dei dati.

La vicenda che attiene a siffatto procedimento origina dalla segnalazione, presentata attraverso un ricorso all’Autorità garante della privacy in Italia. Invero, il reclamante lamentava un danno alla sua reputazione personale e professionale causato dalla presenza permanente in rete di contenuti vecchi, obsoleti e datati al 2001, i quali, secondo la sua tesi, non erano più ritenuti rilevanti per il pubblico, e dunque per la collettività. In siffatto procedimento l’Autorità dava ragione a metà al reclamante, da una parte ordinando la deindicizzazione dei contenuti lesivi dall’altro controbilanciando il diritto all’oblio con quello di informazione della collettività.

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